Il Dante Parigi/Imola

Le singolari avventure di un poco noto codice dantesco del XV secolo, splendidamente miniato, raccontate da Fabrizio Lollini, professore di Storia della Miniatura, e da Barbara Bertoni, direttore della casa editrice che ha ricostruito il manoscritto originario

In questo anno di celebrazioni dantesche, le iniziative dedicate all’Alighieri e alla sua Commedia sono numerosissime. Una delle più interessanti è il progetto avviato nel 2014 da Imago, casa editrice italiana diretta da Barbara Bertoni e nota a livello internazionale per le sue magnifiche riproduzioni di sontuosi codici del passato, realizzate con la più moderna tecnologia. Tale progetto prevedeva la creazione, entro il 2021, di una prestigiosa “Biblioteca di Dante” costituita da facsimili dei manoscritti più significativi della Divina Commedia.

Il progetto di Imago è ora realtà, e comprende 8 facsimili, tra i quali spicca la Divina Commedia del Duca Filippo Maria Visconti, conosciuta anche come la “Parigi/Imola” in quanto il codice è stato smembrato per una nota vicenda collezionistica ed è ora conservato in due biblioteche: la BnF (Bibliothèque nationale de France, a Parigi), e la Biblioteca Comunale di Imola. L’operazione di riproduzione facsimilare ne ha permesso la ricostruzione originaria – iniziativa eccellente che Barbara Bertoni ha illustrato ai Soci dell’Aldus Club.

Il Professor Lollini ha raccontato invece ai Soci la storia vera e propria di questo favoloso codice dantesco, nato alla corte dei Visconti, su committenza o destinazione di Filippo Maria, con ogni probabilità negli anni Trenta del XV secolo.

L’opera ancora nel 1469 faceva parte della celebre Biblioteca Viscontea di Pavia, poi, attraverso vicende in parte oscure, il manoscritto giunse in Francia, dove si persero le sue tracce fino al ritrovamento, nel 1835, in un castello della Dordogna da parte dell’erudito francese Gaston de Flotte, che lo fece studiare all’esule italiano Giuseppe Zaccheroni; quest’ultimo ne asportò alcune sezioni, che avrebbe poi donato alla biblioteca della città romagnola, mentre il resto venne venduto nel 1887  alla Bibliothèque nationale de France, dove è tuttora conservato. 

Il testo del manoscritto prevede il solo Inferno, col commento dell’umanista Guiniforte Barzizza, uno tra gli studiosi più autorevoli del suo tempo, in rapporto anche con Borso d’Este, Enea Piccolomini (poi papa Pio II), e molti altri. La splendida decorazione, purtroppo assai mutilata, doveva risultare ricchissima (115 miniature, più di tre ogni canto), e mostra nei riquadri che commentano visivamente il testo, come vere e proprie glosse, l’opera di uno squisito miniatore tardogotico lombardo, assai noto pur se non ne conosciamo il nome: il Maestro delle Vitae Imperatorum, attivo anche in altri codici per la corte viscontea, e leader del periodo in Lombardia.

Barbara Bertoni è direttore generale della Casa editrice Imago

Fabrizio Lollini, nato a Bologna, è professore associato presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, dove insegna “Storia dell’arte medievale”, “Didattica dell’arte”, e “Storia della miniatura”. Ha organizzato numerosi convegni internazionali, e tenuto lezioni e conferenze in atenei stranieri; è stato membro dei comitati scientifici di molte mostre, e fa parte di quelli editoriali di alcuni journal scientifici, tra cui La Rivista di Engramma. Gran parte della sua attività di ricerca e delle sue pubblicazioni è stata dedicata alla decorazione libraria italiana tra XII e XVI secolo, con – tra l’altro – i cataloghi generali dei fondi miniati delle biblioteche di Reggio Emilia e di Imola; ma si occupa anche del rapporto tra arti visive e alimentazione, di rotte pellegrinali, di arte ‘pellegrinale’, e del rapporto tra l’arte occidentale e quella extraeuropea (visiting professor alla Mandalay University, Myanmar).

Grafica di Matteo Morelli


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