Giovanni Sforza cacciatore di libri

Come si costruisce una Biblioteca d’Archivio erudita e storica a partire da una raccolta “piccola” e “poverissima”? Francesca Nepori torna all’Aldus Club e questa volta ci parla delle “speciali cure” riservate dallo storico Giovanni Sforza alla Biblioteca dell’Archivio di Stato di Massa.

L’intervento ha riguardato il rapporto che Giovanni Sforza (storico, archivista, bibliofilo e primo direttore dell’Archivio di Stato di Massa) ha avuto con il mondo librario, non solo come autore di oltre cinquecento pubblicazioni ma anche come raccoglitore infaticabile di volumi per la erigenda biblioteca dell’Archivio statale massese. Sono stati analizzati gli ex libris presenti nei volumi della biblioteca archivistica e che testimoniano la sua attività bibliografica (Fondo manoscritti, Fondo stampati) ed è stata descritta la preziosissima collezione di cataloghi di librai antiquari allestita dallo stesso Sforza e conservata in Istituto.

Francesca Nepori è Direttore dell’Archivio di Stato di Massa e della Sezione distaccata di Pontremoli, docente di Storia del libro e delle biblioteche della Laurea Magistrale in Scienze storiche del Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia dell’Università di Genova. Esperta del libro antico a stampa e manoscritto, studiosa di bibliografia, storia dell’editoria e delle biblioteche ha all’attivo contributi pubblicati in miscellanee e riviste accademiche. Ha curato un volume sulla figura di Giulio Rezasco. Dal 2012 è redattore della rivista “bibliothecae.it” dell’Università di Bologna, collabora al progetto RICI (Ricerca sull’inchiesta della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti) e si sta occupando delle liste vaticane dell’Inchiesta dell’Ordine dei Cappuccini di cui a breve uscirà il primo volume pubblicato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana nella collana “Studi e Testi”.  Dal 2017 fa parte del Gruppo di Studio di Manus Online dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. Collabora dal 2021 al Censimento nazionale delle edizioni di Giordano Bruno e Tommaso Campanella del Centro Internazionale di studi telesiani, bruniani e campanelliani di Cosenza. 


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